Il pensiero a riposo - Massimo Dei Cas

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COSTUME E SCOSTUME

Un tempo la satira, temuta, fustigava, attraverso il riso, i costumi. Oggi se non sei oggetto di satira non sei nessuno.

Ciò che davvero piace dello sport è che esso rappresenta un'inesauribile matrice di discorsi indefiniti ed infiniti, che si avvolgono, tornando e ritornando su se stessi, attorno alla vuotezza del nostro essere.

Il cazzeggio è l'ultimo rituale che esorcizza la tragicità del mondo. Riempie il tempo con la necessaria tempestività, prima che si faccia strada con la sua spietata lentezza il pensiero.

Ci vuole un bel coraggio a sostenere un'idea: ci si ritrova sempre in pessima compagnia.

E' il pensiero che conta. Purtroppo.

Il riso abbonda sulle labbra degli storti.

Ridere di tutto è squallido; non ridere di nulla è atroce.

Nella triste condizione alla quale da se stessa si condanna l'umanità sotto l'imperio dei social ci si sente in dovere non solo di esporsi, ma anche di cercare attivamente e sistematicamente quel che maggiormente può ferire, il giudizio degli altri.

Nell'ipertrofia dei social media si celebra il trionfo del chiacchiericcio e la sanzione del silenzio come vera stigma dell'asocialità.

Oggi essere desolati non significa essere dispiaciuti, ma desertificati. Dei sentimenti.

Un comandamento rinnovato: onora le figlie ed i figli.

Nel sabato del villaggio dei giorni nostri si soffre già per lo stress della domenica.

L'ambiguità dell'espressione "guarito dal sesso" connota la distanza fra due epoche del costume: un tempo il sesso poteva essere concepito come malattia, oggi viene spesso prescritto come terapia.

Dall'evaporazione del super-Io si libera lo spazio per il mega-Io.

Si stigmatizza come triste costume dei nostri tempi la pornografia. La pornografia dell'anima è, però, di gran lunga più indecente.

Si perde l'innocenza quando all'eccitazione dello sbirciare i corpi altrui si sotituisce quella di sbiarciare le altrui anime.

C'è gente che sembra essere al mondo fin dalla nascita.

"Farsi i fatti degli altri", come indica bene il verso, non significa solo interessarsi a, ma mettere mano o addirittua costruire.

Le discussioni sugli UFO e sugli alieni sono diventate un fatto di costume, ed i quanto tali rivelano qualcosa di profondo sull'anima del presente. Per questo meritano di non essere snobbate. Al proposito si possono avanzare tesi diverse:
- non c'è nulla di vero, perché siamo gli unici esseri intelligenti dell'universo e quindi l'universo è il più stupido dei mondi possibili;
- gli alieni ci osservano ma, avendo intuito l'indole cialtronesca della specie umana, preferiscono lasciarci soli con i nostri problemi;
- gli alieni non viaggiano su UFO, ma sono fra noi e rappresentano la razza padrona che da sempre detta legge sull'ignoranza delle masse;
- siamo frutto di un esperiemento alieno e gli alieni si chiedono dove abbiano sbagliato;
- gli alieni sono filosofi e discutono interminabilmente su cosa fare di noi;
- gli alieni aspettano che ci accordiamo sul comitato di accoglienza;
- gli alieni sanno che un asteroide ci annienterà in un prossimo futuro e non hanno l'animo di dircelo;
- gli alieni trovano divertentissimo che l'umanità si sia spaccata in due (chi crede e chi non crede in loro): attendono di vedere come la cosa andrà a finire.

Sulle labbra della personalità carismatica l'ovvio si trasfigura nel profondo.

Dire "grazie" esprimeva in origine il riconoscimento che ciò che veniva donato non era dovuto. Si affermò poi il costume di ringraziare le persone per riconoscerne l'umanità al di là della funzione o del ruolo. Oggi ringraziare è un vezzo o un'espressione di sudditanza.

Per gran parte della vicenda storica dell'umanità la bellezza è stata un privilegio; è poi venuto il tempo in cui è stata pensata come diritto. Oggi è piuttosto un gravoso dovere. Da sempre è stata un inganno.

Oggi qualcosa che semplicemente inizia non è neppure meritevole di menzione; bisogna che le cose scattino.

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