384-322 a.C.

La filosofia è, in un primo senso, l’insieme di ogni possibile riflessione razionale, o diànoia. La riflessione razionale, o scienza, può essere
scienza teoretica
, scienza pratica o scienza produttiva.
Le scienze teoretiche (theoretikài dianòiai), cioè la matematica, la fisica e la filosofia prima, sono scienza in senso stretto (epistème), sapere necessario del necessario (di ciò che non può essere diversamente da come è) o del “per lo più”; rappresentano il sapere speculativo; costituiscono la filosofia nel senso più proprio.
Le scienze pratiche (etica, politica, economica) hanno come oggetto la pràxis, cioè l’azione che ha il suo fine in se stessa. Esse riguardano il possibile e le azioni che hanno il loro inizio e termine nel soggetto che agisce (etica, politica, economica); sono scienze in senso più debole, non potendo avere un impianto dimostrativo, ma solo dialettico-argomentativo, e di esse si occupa la parte calcolativa e deliberativa dell’anima (loghistikòn).
Le scienze poietiche (arti, poetica, retorica) riguardano la póiesis, l’azione che ha il suo fine in un oggetto esterno ad essa. Anche la poetica ricade in questo ambito, in quanto la produzione comica e tragica rientra in quell'ampio concetto di arte (techne) che comprende anche l'attività artigianale e produttiva di oggetti concreti.
La matematica considera la realtà sotto un certo aspetto, studiando enti astratti ed immobili, ma non sussistenti di per sé - come invece pensavano i platonici -, quali linee, superfici, punti, ecc…
La fisica, o filosofia seconda, considera la realtà sensibile, costitutivamente soggetta a movimento e mutamento, di cui individua le quattro cause, materiale, formale, efficiente e finale.
La metafisica o filosofia prima è detta anche sophìa, ed è, insieme, epistème, conoscenza dimostrativa, e nous, intelletto, con cui cogliamo, con atto di intuizione immediata, i principi primi.
La filosofia prima, che, dopo Aristotele, sarà chiamata metafisica, viene definita in quattro modi:
1. scienza delle cause e dei principi primi, conoscenza del perché e dell’intero: in un certo senso è conoscenza “di tutte le cose”;
2. scienza che indaga l’essere in quanto essere;
3. scienza che indaga la sostanza;
4. scienza che indaga Dio e la sostanza soprasensibile.
  L'essere ha diverse accezioni:
1. l’essere come accidente è l’essere nel senso più debole (accidente è ciò che si dà come meramente contingente e di cui non si dà scienza; esistono però per Aristotele anche gli accidente eterni, che non rientrano nella definizione di un’essenza, ma ne derivano necessariamente);

2. l’essere secondo le diverse categorie si declina nei dieci significati corrispondenti alle dieci categorie (sostanza o essenza - ousìa, tì esti, tò tì én èinai -, qualità, quantità, relazione, azione, passione, luogo, tempo, avere, giacere); il primato strutturale compete alla categoria di sostanza, cui ineriscono le altre, per cui la metafisica è condotta all’indagine sulla natura della sostanza.
3. l’
essere inteso come atto e potenza esprime un aspetto fondamentale del pensiero aristotelico: l’atto (enérgheia) è l’essere nel suo aver espresso quanto apparteneva alla sua potenzialità (dynamis), quindi è l’essere che ha realizzato, attuato le proprie potenzialità, ed è quindi compiuto (questo è il primo significato di atto, inteso come sinonimo di entelechìa; atto significa però anche la realtà attuale di un ente, che è sviluppo rispetto ad una preesistente potenzialità, ma nella quale vi è tensione verso un ulteriore sviluppo, e quindi non compiutezza); la potenza è il correlato dell’atto ed è, come l’atto, indefinibile, e l’atto sta alla potenza come chi è desto a chi dorme, come chi vede a chi ha gli occhi chiusi ma ha la vista;

 

La sostanza è intesa come ciò che non inerisce ad altro e non si predica di altro, ciò che può sussistere di per sé, ciò che costituisce una realtà determinata, intrinsecamente unitaria ed in atto la sostanza può essere intesa come il singolo individuo, il tòde tì, sìnolo di materia e di forma, o come la forma, cioè il principio primo per cui ogni ente è ciò che è, e che rende un ente una realtà intrinsecamente unitaria e non un mero aggregato di parti; infine, sostanza può essere, ma solo nel senso più debole, anche la materia, principio di individuazione, indeterminazione ed accidentalità.
L’esistenza delle sostanze sensibili, soggette a mutamento, presuppone strutturalmente quella di sostanze sovrasensibili (non vi sarebbe tempo senza mutamento, e poiché il tempo non può essere pensato che eterno, tale è anche il mutamento; ogni divenire è passaggio dalla potenza all’atto in virtù di una realtà che è già in atto; il moto dei cieli, non potendo non essere da sempre e per sempre, non può che dipendere da una causa che sia atto puro, perché se nella causa prima - e ve ne deve essere una, poichè non si può retrocedere all’infinito nell’ordine delle cause - vi fosse potenza, essa potrebbe anche non muovere in atto, il che contraddirebbe l’eternità e la necessità del moto), per cui la filosofia prima è condotta all’indagine della sostanza sovrasensibile, o atto puro.


Massimo Dei Cas
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