La struttura economica (ovvero i diversi modi di produzione che si sono storicamente susseguiti, asiatico, antico, feudale e capitalistico) è costituita dalle forze produttive (uomini, terra e risorse naturali, strumenti, conoscenze scientifiche ed apparato tecnologico; il loro progressivo sviluppo è, in ultima istanza, l’elemento dinamico primario della storia; quando il loro sviluppo ha raggiunto un certo grado, i rapporti di produzione rappresentano un ostacolo per un ulteriore sviluppo) e dai rapporti di produzione, costituiti dalla divisione del lavoro e della società in una classe dominante ed in una o più classi subalterne (rapporti di potere e di proprietà) e dalla conseguente appropriazione del surplus di ricchezza prodotta da parte della classe dominante. I rapporti di produzione sono funzionali ad un certo grado di sviluppo delle forze produttive ma, tendendo a conservarsi immutati, divengono sempre meno adeguati rispetto a tale sviluppo e finiscono per ostacolarlo, senza poterlo però arrestare: si determina conseguentemente una rottura rivoluzionaria, più o meno cruenta, e la configurazione di nuovi rapporti di produzione con una nuova classe dominante.

La struttura determina, in ultima istanza, la sovrastruttura

La sovrastruttura è l’apparato giuridico, politico ed ideologico, ovvero l’organizzazione giuridico-politica dello stato e l’apparato ideologico costituito da religione, pensiero filosofico, politico e giuridico (ma non dall’arte né dalla scienza autentiche). La sovrastruttura ideologica è costituita dall’apparato delle idee dominanti, prodotte dalla classe dominante e funzionali alla giustificazione dell’ordine di cose esistente, presentato non come contingente, ma come necessario (ideologia come coscienza distorta o rovesciata). Lo stato, definito nel Capitale come “violenza concentrata e organizzata della società”, appartiene alla sovrastruttura, in quanto è un apparato di potere controllato dalla classe dominante e  funzionale alla conservazione  dei rapporti di produzione e di potere, cioè al dominio di classe. Per questo esso non ha ragione di esistere nella futura società comunista, senza classi.

Massimo Dei Cas
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