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Circolo di Vienna Epistemologia Popper Heidegger

       IL CIRCOLO DI VIENNA

Punti di attenzione.

·        Agli inizi degli anni venti si costituisce a Vienna il Circolo di Vienna, espressione, insieme al Circolo di Berlino, del cosiddetto movimento neopositivistico. L’avvento del Nazismo, con l’annessione dell’Austria al terzo Reich, nel 1938, pone fine al Circolo, ma non al movimento, i cui esponenti emigrano in gran parte negli Stati Uniti, dove proseguono le ricerche epistemologiche.

·        La denominazione di Neopositivismo segnala che il movimento riprende alcuni dei temi forti del movimento positivistico ottocentesco, ed in particolare il ripudio della metafisica come forma di preudo-conoscenza, la concezione della scienza come unica forma possibile di conoscenza, il riconoscimento della base empirica come banco di prova di ogni possibile teoria scientifica e la convinzione che la scienza sia un fattore decisivo per lo sviluppo non solo materiale, ma anche civile dell’umanità. Il Neopositivismo non nutre però la medesima fiducia nell’ineluttabile cammino di progresso dell’umanità che si ritrova in buona parte del positivismo ottocentesco.

·        Il manifesto del Circolo, redatto da Carnap, Neurath ed Hahn e dedicato a Schlick, riconosciuto leader del movimento, è redatto nel 1929 e reca come titolo La concezione scientifica del mondo.  Il Circolo di Vienna.

·        Il principale obiettivo polemico dei neopositivisti è la metafisica. Essa nasce da un fraintendimento di fondo: i metafisici confondono due dimensioni che debbono essere tenute ben distinte, quella della descrizione e quella dell’espressione. Il discorso descrittivo, o conoscitivo, mi dice come il mondo è, ed è proprio della scienza. Il mondo non è per me però solamente oggetto di conoscenza, ma anche fonte di emozioni, sentimenti, desideri, che sento il bisogno di esprimere. L’espressione di emozioni, sentimenti e desideri, che investe il significato che il mondo assume ai miei occhi, non è però conoscenza: essa può invece, se assume un respiro universale, essere arte. I metafisici non si rendono conto di questo e traducono nei termini della conoscenza il loro modo di sentire il mondo. Quando, per esempio, affermano che il mondo è armonia credono di parlare del mondo e di produrre una conoscenza sul mondo; in realtà esprimono, in termini inadeguati, il loro modo di sentire il mondo, cioè non parlano del mondo, ma della risonanza emotiva che esso suscita in loro. I trattati di metafisica, dunque, non contengono alcuna forma di conoscenza, anche se si presentano come forma di conoscenza più alta. La metafisica, dunque, deve lasciare il campo all’arte, che sola può esprimere il significato del mondo agli occhi di un uomo.

·        I neopositivisti considerano il Tractatus di Wittgenstein come testo di riferimento fondamentale, soprattutto perché questi considera la scienza come unica forma di conoscenza del mondo ed attribuisce al linguaggio la funzione di raffigurarlo, negando ogni valenza conoscitiva alla metafisica, definita da lui discorso insensato.

·        La metafisica commette due errori logici di fondo: usa parole che non hanno alcun riferimento empirico oppure usa scorrettamente parole, cioè ne viola le regole di utilizzazione. In Heidegger, esempio paradigmatico della fumosità vuota del discorso metafisico, si parla, per esempio, di essere, termine che non ha alcun riferimento empirico, e di nulla, termine usato, scorrettamente, come sostantivo in quali quali l’angoscia di fronte al nulla. La genesi della metafisica può essere spiegata a partire dalle possibilità di inganno insite ne linguaggio, dall’analisi delle ideologie e dalla teoria psicanalitica. Essa va infine combattuta non solo perché è priva di senso, ma anche e soprattutto perché costituisce una forma di mistificazione.

·        Esiste anche una criptometafisica, cioè una forma nascosta di metafisica, quella di Kant e dei Neokantiani. Costoro affermano che esistono i giudizi sintetici a priori, cioè proposizioni che costituiscono conoscenze non derivate dall’esperienza e dunque universali e necessarie, proposizioni che ineriscono all’intelletto umano. Secondo i neopositivisti ha invece ragione Hume, il quale negava che si possa costruire alcuna forma di conoscenza universale e necessarie relativa a questioni di fatto; nei termini di Kant, dunque, esistono solo proposizioni sintetiche a posteriori (sono tali tutte le proposizioni che parlano del mondo) ed analitiche a priori (sono tali le proposizioni della logica e della matematica, che sono tautologie e si fondano sul principio di non contraddizione).

·        I neopositivisti attribuiscono una funzione fondamentale alla logica, tanto che il loro movimento viene denominato anche Empirismo logico. La scienza, infatti, non ha bisogno solo di una base empirica che ne costituisce il banco di prova imprescindibile, ma anche della logica, come strumento di organizzazione delle sue conoscenze.

·        Uno dei problemi fondamentali della riflessione epistemologica neopositivistica è l’individuazione di un criterio di demarcazione che separi rigorosamente l’ambito della scienza, cioè della conoscenza, dall’ambito non scientifico. Tale criterio è criterio di demarcazione in quanto demarca, cioè separa, la scienza da ciò che scienza non è, ma è anche criterio di significanza, in quanto un discorso che non sia scientifico è anche privo di significato.

·        Si tratta, dunque, di rispondere alla domanda: che cosa rende una proposizione scientifica tale? I neopositivisti danno ad essa due riposte. Schlick sostiene il criterio di verificabilità, così formulabile: una proposizione è scientifica se e solo se è verificabile, cioè se esistono esperienze, anche solo logicamente possibili, che ne potrebbero mostrare la verità. Carnap e Popper considerano però questo criterio inaccettabile, in quanto finisce per espellere paradossalmente dalla scienza le leggi scientifiche, che hanno un valore universale e quindi non possono essere verificate da alcun numero finito di osservazioni. Mentre Popper, rimanendo esterno al movimento neopositivistico (anche perché non ne condivide la liquidazione radicale della metafisica) propone il criterio di falsificabilità, Carnap propone i criteri di controllabilità o confermabilità. Secondo tali criteri una proposizione è scientifica se e solo se esistono osservazioni empiriche che possono contribuire a renderla più credibile, cioè la confermano, anche se nessuna osservazione empirica potrà mai darci la garanzia ultima che essa sia vera. Popper obietta che tale criterio presuppone che una teoria scientifica possa essere resa più probabile da osservazioni che la confermano, mentre ciò non accade, in quanto il grado di probabilità di una teoria scientifica equivale sempre a zero.

Massimo Dei Cas
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