Adorno Wittgenstein Sartre Freud
Circolo di Vienna Epistemologia Popper Heidegger

L’EPISTEMOLOGIA NEOPOSITIVISTICA

A: antecedenti o modelli.

LUDWIG WITTGENSTEIN (1889-1951)  

Nel Tractatus logico.philosophicus (1921): concezione raffigurativa del linguaggio (isomorfismo fra linguaggio e fatti del mondo); la paradossalità della funzione deittica dell’opera; l’affermazione dell’indicibilità del significato (il mistico); la distinzione fra proposizioni vuote di significato (le tautologie) e prive di significato (le proposizioni non tautologiche che non si riferiscono a fatti); la concezione della scienza come rete, la cui funzionalità descrittiva ci dice qualcosa non sul mondo, ma sulla rete stessa. Nelle Ricerche filosofiche (1953): la concezione della pluralità dei giochi linguistici, contestuali a forme di vita; l’affermazione che ovunque vi sia senso, vi è ordine perfetto; la negazione della metafisica come uso parassitario del linguaggio, avulso da ogni forma di vita; la concezione della filosofia come terapia contro le suggestioni del linguaggio ed i conseguenti esiti metafisici, terapia che consiste nella dissoluzione dei problemi metafisici.

 

FRIEDERICH LUDWIG GOTTLOB FREGE (1848-1925)  

Egli sostiene la riduzione del discorso matematico a quello logico (logicismo) e propone la definizione logica di numero come estensione di un concetto (es.: il numero quattro è estensione del concetto di equinumerosità degli evangelisti). Egli sostiene anche l’irriducibilità della logica alla psicologia e la distinzione tra significato (Bedeutung, l’insieme degli oggetti cui un termine si riferisce) e senso (Sinn, il modo in cui gli oggetti significati sono dati). Le espressioni la stella del mattino e la stella della sera hanno dunque lo stesso significato, poiché entrambe si riferiscono a Venere, ed un senso diverso.

BERTRAND RUSSELL (1872-1970)

Egli è probabilmente il più importante rappresentante di quel programma logicistico che mirava a ricondurre la matematica pura alla logica, derivandola da alcuni concetti logici fondamentali, come implicazione, classe e funzione proposizionale. L’evidenza della logica doveva quindi rappresentare il solido fondamento dell’intero edificio matematico. Il programma incontrò però lo scoglio dei paradossi simili a quello classico del cretese Epimenide, il quale affermava che tutti i cretesi sono bugiardi; la difficoltà venne risolta solamente con la teoria dei tipi, una gerarchia di livelli logici fra enunciati di tipi diversi (relativi cioè ad individui, classi e classi di classi). Russell è famoso anche per aver posto in evidenza i pericoli dell’induttivismo, avvalendosi anche del celebre apologo del tacchino induttivista. Da un punto di vista filosofico egli assunse una posizione definibile come realismo platonico, in quanto ammetteva che numeri, punti geometrici e relative proprietà si debbono considerare reali, cioè non possono essere solamente prodotto della mente umana. Egli considerava compito proprio della filosofia quello di mettere in luce la vaghezza e le contraddizioni connesse con le certezze del senso comune, fondando le certezze scientifiche ed evitando gli scogli di scetticismo e solipsismo.

B: rappresentanti.

La concezione scientifica del mondo: il circolo di Vienna (1929)

Il testo, redatto da Neurath, Carnap e Hahn, traccia le linee di fondo della concezione neopositivistica della scienza. La conoscenza non è altro che descrizione del mondo, priva di ogni connotazione valutativa. La dimensione della valutazione e del significato è quella dell’espressione che, nella sua dilatazione universale, è arte. Dall’indebita confusione di conoscenza e valutazione è nata la metafisica, forma di pseudo-conoscenza nella quale elementi valutativi sono presentanti come conoscitivi. Le sue radici sono di ordine diverso: il fraintendimento della logica del linguaggio, ma anche fattori di natura psicologica ed ideologica. L’analisi logica del linguaggio dissolve dunque il discorso metafisico ed anche quella forma di cripto-metafisica rappresentata dal criticismo kantiano: le uniche forme di giudizio ammissibili sono il giudizio sintetico a posteriori, fondato sull’esperienza, e quello analitico a priori, tautologico.

MORITZ SCHLICK (1882-1936)  

Enuncia il principio di verificazione come principio di demarcazione fra scienza e non scienza: il significato di una proposizione coincide con il metodo della sua verifica, effettuale o logicamente (non necessariamente empiricamente) possibile. Ogni asserto non verificabile è metafisico e privo di senso; non esistono problemi metafisici o insolubili in linea di principio: ogni problema che sia autenticamente tale deve comportare la possibilità, almeno logica, di soluzione. Propone di interpretare le leggi scientifiche, non verificabili in quanto universali, come proposizioni non descrittive ma prescrittive, cioè regole di trasformazione di altre proposizioni. Le proposizioni scientifiche debbono poter essere ricondotte ad asserti di base, che rimandano direttamente ad una realtà rispetto alla quale la scienza non assume alcun impegno ontologico (idealismo e realismo sono posizioni ugualmente metafisiche). La filosofia, regina delle scienze, non è essa stessa scienza, bensì attività ostensiva, che mostra il riferimento dei segni linguistici alla realtà.

RUDOLF CARNAP (1891-1970)  

In un primo momento sostiene l’adozione del linguaggio fenomenistico nella redazione dei protocolli di osservazione su cui si fonda la ricerca scientifica: dalle esperienze vissute elementari, che stanno fra di loro in relazioni fondamentali (campo psichico proprio), si costruisce logicamente il mondo, passando al campo fisico ed a quello psichico altrui (solipsismo metodologico). Per evitare i rischi del soggettivismo adotta poi come linguaggio base della scienza quello fisicalistico, accogliendo il suggerimento di Neurath. In Controllabilità e significato (1936) sostituisce il criterio di verificabilità con quelli meno rigidi di controllabilità e confermabilità, in quanto, a rigore, non solo non sono verificabili proposizioni universali come le leggi di natura, ma neppure proposizioni quali “su questo tavolo c’è un foglio di carta”, poiché anche in questo caso la verificazione richiederebbe un numero infinito di esperimenti. Egli difende anche la concezione induttivistica e probabilistica della scienza, partendo da un concetto logico di probabilità, intesa come grado di conferma di un’ipotesi rispetto ad un’evidenza, il che gli permette di evitare la problematica assunzione di un corso degli eventi uniforme e costante.

HANS REICHENBACH (1891-1953)  

Difende una concezione probabilistica della scienza ed una concezione statistica o frequentistica della probabilità; afferma che sostenere l’esistenza di un limite reale cui tende una frequenza con il tendere all’infinito dei casi relativi, cioè l’esistenza ordine regolarità nella natura, è una scelta ragionevole, che non si può peraltro fondare su una certezza assoluta, dal momento che il corso futuro degli eventi non può essere con tale grado di certezza predeterminato.

 

 

 

 

 

OTTO NEURATH (1882-1945)  

Sostiene l’adozione del linguaggio fisicalistico nei protocolli osservativi, in quanto linguaggio che garantisce  la massima validità intersoggettiva. Denuncia nella metafisica non solo un discorso privo di significato, ma anche pericoloso perché mistificatorio. Difende la concezione della verità come coerenza: una proposizione viene accettata come vera se si può inserire nel quadro complessivo di quanto viene ritenuto scientificamente vero; in caso contrario, anche se dotata di una forte evidenza, può essere rigettata come falsa per la sua eccentricità, senza necessariamente determinare un riassestamento complessivo del quadro teorico. La scienza è dunque la totalità coerente delle proposizioni vere, e la verità si colloca interamente sul piano linguistico, e non su quello di un riferimento del linguaggio al mondo. Il linguaggio appartiene però anch’esso interamente al mondo.

 

 

Standard conception o Received view.

Con queste denominazioni si designa uno sviluppo delle tesi neopositivistiche avvenuto negli anni quaranta e cinquanta e caratterizzato dalla distinzione, all’interno della scienza, di due ordini di proposizioni: da una parte le proposizioni che rappresentano il calcolo deduttivo, dall’altra le proposizioni costituite da termini che rappresentano il dizionario della scienza stessa e che rimandano alla dimensione dell’osservativo. In altri termini, viene operata, all’interno della scienza, la distinzione fra linguaggio teorico e linguaggio osservativo. Il calcolo deduttivo è il risultato della formalizzazione della teoria scientifica, mediante assiomi e simboli privi, di per sé, di significato empirico, cioè non immediatamente riconducibili ad osservazioni empiriche. Il vocabolario, invece, è un insieme di regole di corrispondenza, le quali forniscono ai termini ed alle formule del calcolo teorico un contenuto empirico. Questa nuova concezione abbandona il criterio di verificabilità come criterio di demarcazione fra scienza e non scienza, ed afferma che non è possibile ricondurre ogni elemento teorico alla base osservativa: solamente da alcuni nodi della rete teorica si può, attraverso le regole di corrispondenza, discendere alla dimensione empirica. La standard conception intende comunque salvare il ruolo decisivo giocato dal riferimento ad una base empirica neutrale nel confronto fra teorie alternative; essa difende dunque una concezione cumulativa del progresso scientifico, sostenendo l’invarianza di significato dei concetti fondamentali della scienza nella transizione da una teoria all’altra. Tale concezione tiene inoltre ferma la netta distinzione fra contesto della scoperta, costituito da fattori psicologici e sociali ed epistemologicamente irrilevante, e contesto della giustificazione, costituito da criteri metatemporali di giustificazione epistemica delle teorie scientifiche; essa sostiene anche la netta distinzione tra asserti analitici, veri sulla base del solo significato dei termini che li costituiscono, e sintetici, veri alla luce dell’esperienza. Alla standard conception si contrappongono i cosiddetti nuovi filosofi della scienza, come Kuhn e Feyerabend, i quali affermano invece che teorie in competizione sono incommensurabili, poiché non si dà una base empirica neutrale come terreno comune di confronto, in quanto ciascuna teoria costituisce la propria base empirica a partire dall’apparato teorico che le è proprio ed ogni enunciato osservativo è theory laden, impregnato di teoria.

C: appendice polemica.

NELSON GOODMAN (1906)

Contro alcuni capisaldi dell’epistemologia neopositivistica, nega la dicotomia fra conoscenza e valutazione, rifiuta la teoria raffigurative del linguaggio ed elabora un famoso paradosso della logica induttiva, per cui ogni sistema di evidenze costituisce una conferma altrettando forte per un’ipotesi universale e per una seconda del tutto incompatibile (dalla constatazione che tutti gli smeraldi finora osservati sono verdi è ugualmente confermata l’ipotesi che tutti gli smeraldi sono verdi e l’ipotesi che tutti gli smeraldi sono blerdi, cioè verdi fino al momento attuale e blu in futuro).

Massimo Dei Cas
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