Il cognitivismo Il comportamentismo Il funzionalismo Psicologie del profondo
Il modello comprensivo Pragmatica della comunicazione Piaget L'associazionismo

In opposizione al comportamentismo, la mente non viene concepita come un sistema che recepisce passivamente stimoli e produce meccanicamente risposte, ma come un sistema che elabora gli stimoli stessi verificando costantemente la congruenza tra il proprio progetto comportamentale e le condizioni oggettive esistenti, nell’unità elementare del TOTE (Test-Operate-Test-Exit, unità autocorrettiva mediante la quale, nel tempo di mezzo secondo, l’organismo verifica ed eventualmente autocorregge il proprio piano comportamentale sulla base di un esame della propria situazione e di quella ambientale), che sostituisce l’unità stimolo-risposta adottata dai comportamentisti.

Si assume come data di esordio del comportamentismo il 1967, quando viene pubblicata l’opera Psicologia cognitivista  di U. Neisser. Nella sua opera La nuova scienza della mente, del 1985, H. Gardner individua le seguenti cinque connotazioni fondamentali del paradigma cognitivistico:

1-     non si può prescindere, nello studio delle attività cognitive, dal piano della rappresentazione, il piano intrapsichico nel quale avvengono operazioni di unione, trasformazione e selezione del materiale rappresentato;

2-     se la spiegazione del funzionamento dei computer, costruiti dall’uomo, non può prescindere dall’analisi di programmi che sono autocorrettivi, la mente dell’uomo non può essere ridotta al sistema dell’interazione meccanica stimolo-risposta, ma deve avere un livello di complessità almeno uguale a quello di un computer;

3-     l’analisi cognitivistica mette fra parentesi i fattori emotivi e storico-culturali, non perché questi non siano rilevanti, ma perché complicherebbero eccessivamente il quadro esplicativo, rendendo più difficile la spiegazione dei processi cognitivi;

4-     l’analisi cognitivistica si avvale di contributi interdisciplinari che provengono dalla filosofia, dalle altre branche della psicologia, dalla linguistica, dagli studi sull’intelligenza artificiale, dall’antropologia e dagli studi neurologici sul funzionamento dell’apparato cerebrale;

5-     la filosofia classica è una matrice importante degli studi cognitivistici, in quanto molti dei suoi problemi e delle sue analisi in relazione ai processi cognitivi costituiscono un fondamentale punto di partenza per l’indagine cognitivistica (cfr., p. es., il Menone platonico).

Il cognitivismo ha recuperato i metodi sperimentali basati sull’introspezione, introdotti da Wundt e Titchener, elaborando precisi protocolli in cui il soggetto illustra verbalmente allo sperimentatore ciò che sta facendo mentre è impegnato in un compito e rigorose procedure di misurazione dei tempi di reazione, assunti come indicatore delle operazioni mentali studiate.

Le ricerche cognitivistiche hanno elaborato nuovi modelli interpretativi in relazione a percezione, memoria, attenzione, vigilanza, ragionamento (riletto nella formula del problem solving) e linguaggio.

Per i cognitivisti diventa particolarmente istruttiva la simulazione di processi mentali superiori attraverso programmi di computer, anche se non va persa di vista la maggiore complessità della mente umana, che è in grado di risolvere problemi anche con dati lacunosi o erronei.

Fin dall’antichità nella riflessione filosofica è emerso la convinzione che la mente dell’uomo sia attiva non solo nel conoscere e ragionare, ma anche e già nella percezione, concepita non come semplice ricezione, ma come attività dell’anima che riconosce ciò che le si presenta (cfr., p. es., Plotino e S. Agostino).

I cognitivisti riconoscono comunque come influenze culturali più importanti quelle della psicologia dell’atto di F. Brentano, dell’informatica e della cibernetica.

Brentano riprende la teoria scolastica dell’intentio, per cui la coscienza è sempre coscienza-di, e sottolinea che percezione e memoria sono processi costruttivi e selettivi.

Anche la grammatica generativa e trasformazionale di N. Chomsky rappresenta un’importante lezione di cui i cognitivisti si avvalgono.

Il Tractatus logico-philosophicus di Wittgenstein offre infine ai cognitivisti un’immagine raffigurativa della conoscenza che permette di recuperare teoricamente il piano della rappresentazione.

Massimo Dei Cas
Via Morano, 51 23011 Ardenno (SO)
Tel.: 0342661285 E-mail: massimo@waltellina.com