IL MODELLO COMPRENSIVO ED ESISTENZIALE

Il cognitivismo Il comportamentismo Il funzionalismo Psicologie del profondo
Il modello comprensivo Pragmatica della comunicazione Piaget L'associazionismo

 

 

Si può parlare di modello comprensivo ed esistenziale in riferimento a quell’orientamento teorico caratterizzato da un rifiuto dell’applicazione dei criteri di oggettivazione scientifica nell’ambito della psicologia e dalla concezione dell’analisi psicologica come atto di comprensione, che si radica nella comune appartenenza del soggetto comprendente e del soggetto compreso entro l’orizzonte dell’esistenza.

L’esistenzialismo jaspersiano, a differenza di quello del primo Sartre, è animato dalla convinzione che vi possa essere una relazione autentica dell’uomo con l’uomo, non segnata dall’oggettivazione dell’altro. Questa relazione autenticamente umana è la comprensione, che rappresenta anche lo strumento più efficace nel contesto della terapia delle patologie mentali.

K. Jaspers, il filosofo esistenzialista iniziatore di questo orientamento, riprende la distinzione operata da W. Dilthey fra lo spiegare (erklären), proprio delle scienze che riguardano la natura o anche l’uomo inteso come oggetto naturale, ed il comprendere (verstehen), atto con cui lo spirito comprende lo spirito. Il primo, scrive Jaspers, è conoscenza dei nessi causali obiettivi che sono sempre visti dal di fuori, e si configura come riduzione all’oggettivazione, per cui ciò che è conosciuto viene catturato entro una struttura categoriale già data. Il comprendere, invece  è visione interiore di qualcosa dal di dentro, per cui non si ha obiettivazione, in quanto ciò che viene in luce è un sistema di significati che non ci è dato in anticipo, cioè non si colloca sul versante di chi comprende, ma di ciò che è compreso. La psicologia comprensiva, a differenza di quella esplicativa, non può essere assimilata alle scienze della natura, in quanto suo scopo non è quello di scoprire leggi di natura nell’ambito del comportamento umano, ma di comprendere il significato di ogni singolo caso che si offre all’analisi. In quanto aperto alla comprensione delle cose, scrive egli, l’uomo non può essere ridotto a oggetto di studio, perché così si distrugge la totalità comprensiva che noi siamo, per far emergere solo qualche aspetto oggettivo. La condizione di possibilità perché vi sia significato nel comportamento da comprendere, e quindi vi possa essere effettiva comprensione, è l’esistenza di una qualche forma di unità nella molteplicità delle sue manifestazioni.

Entro questo paradigma si colloca anche l’analisi esistenziale, di matrice heideggeriana, di L. Binswanger, che interpreta l’uomo come esser-ci, cioè come apertura temporale di significati, cogliendone una duplice possibilità di fondo, l’inautenticità o deiezione, intesa come scelta di possibilità già date a partire dal loro impersonale essere date, e l’autenticità, intesa come scelta delle possibilità autenticamente proprie. L’inautenticità espone l’uomo ai mondi angoscianti dell’alienazione, cioè alla malinconia, nella quale il passato diviene totalità di significati  che chiude l’apertura verso il futuro, alla mania, nella quale il significato è interamente raccolto nella momentaneità di un presente senza passato, alla schizofrenia, nella quale l’esser-ci vive l’impossibilità di incontrare le cose lasciando che esse siano così come si offrono nel loro apparire.

Heidegger criticò la trasposizione dei motivi fondamentali di Essere e tempo operata da Binswanger nella propria concezione della psicologia come analisi esistenziale. In effetti autenticità ed inautenticità sono presentate da Heidegger semplicemente come modalità dell’essere nel mondo dell’esserci, senza alcuna assunzione di valore. L’angoscia, poi, è per lui il sentimento della morte e del nulla come possibilità più proprie dell’esserci, cioè è connessa con l’autenticità.

Massimo Dei Cas
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