Il primo assioma afferma l’inevitabilità della comunicazione in un contesto sociale. Tutto è comunicazione, parole, espressione del volto, mimica, postura; il silenzio stesso e l’atteggiamento di chi vuol ignorare un’altra persona è comunicazione. Bisogna però ricordare che il primo assioma non fa riferimento alla sola comunicazione consapevole. Accade, infatti, che si possa non essere consapevoli di ciò che si comunica. Nella prospettiva sistemica la persona non è pensata come soggetto che possa disporre della comunicazione, cioè che la instauri e ne determini la natura. La persona è piuttosto presa dentro la comunicazione, le cui dinamiche ne definiscono il ruolo. Il centro dell’analisi psicologica non è dunque il soggetto, con la sua storia e le sue dinamiche intrapsichiche, ma la comunicazione stessa, con le sue regole ed i ruoli che essa istituisce. Viene dunque rifiutata la prospettiva diacronica, cioè quella prospettiva, tipica, per esempio, della psicanalisi, che spiega il comportamento degli individui risalendo ai vissuti passati. La prospettiva diacronica presuppone una sequenza causale lineare che determina il comportamento di ogni persona, per cui il presente viene spiegato risalendo ad un passato anche molto remoto. La prospettiva sincronica o sistemica, invece, afferma che in ogni sistema istituito dalla comunicazione vi sono regole e dinamiche che non si possono spiegare a partire dal passato, cioè dalla storia delle persone antecedente alla relazione comunicativa, ma che si spiegano a partire da se stesse, cioè possono essere descritte senza che si possa dire perché sono queste piuttosto che altre. La natura dell’azione causale in un sistema comunicativo, infatti, non è lineare ma circolare: la comunicazione di A determina un effetto su B, che a sua volta retroagisce su A, che retroagisce su B, nel circolo indefinito della relazione comunicativa. Questa circolarità non è casuale, ma governata da regole ben precise, che configurano ruoli diversi, di cui le persone spesso non sono neppure consapevoli. Non c’è dunque alcuna persona che, consapevolmente e deliberatamente, sia artefice della dinamica comunicative: le persone che comunicano sono prese in un gioco che non sono esse ad istituire deliberatamente. Gli studiosi della scuola di Palo Alto partono dall’assunzione metodologica fondamentale che è impossibile accedere all’analisi delle dinamiche intrapsichiche, in quanto esse non sono osservabili. La psiche va quindi considerata una sorta di scatola nera, della quale posso studiare non il contenuto, ma le regole che presiedono alla dinamica degli input e degli output. Ciò equivale a dire che non posso spiegare la comunicazione partendo da quello che accade nella psiche delle persone, ma ricercando e descrivendo le regole che ne determinano la dinamica, limitandomi quindi a quanto posso osservare.

 

Massimo Dei Cas
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