Nell’ambito pedagogico il termine Strutturalismo viene, di solito, riferito alla teoria di J. S. Bruner, uno dei maggiori esponente della Pedagogia novecentesca. Egli, nell’opera Verso una teoria dell’istruzione, del 1966, sostiene che una teoria dell’istruzione deve occuparsi di quattro fondamentali problemi:

-          creare nell’alunno le migliori condizioni perché sviluppi la predisposizione ad apprendere;

-          guidare l’alunno ad assimilare la struttura degli argomenti da apprendere;

-          individuare la presentazione più funzionale degli argomenti da apprendere;

-          organizzare i momenti di valutazione nel modo più efficace.

Il secondo problema nasce dalla convinzione di Bruner secondo cui non ha senso concepire l’apprendimento come sommatoria di nozioni: ciò che conta è l’apprendimento di strutture, soprattutto perché le nozioni possono invecchiare con ritmo sempre più rapido, mentre quel che resta e conta è la capacità di saper analizzare un argomento complesso cogliendone i nessi strutturali (esercizio proprio dell’intelligenza).

Sono, questi, i presupposti dello strutturalismo pedagogico di Bruner, ampiamente condiviso nell’ambito della Pedagogia di matrice cognitivistica.

Qualche esempio può aiutare a capire quello che Bruner intende proporre.

Apprendere veramente la geografia significa cogliere i nessi strutturali che determinano le caratteristiche delle diverse zone geografiche, cioè saper cogliere quali sono i fattori che interagiscono producendo determinati effetti ambientali. Gli alunni debbono essere allenati a questo, anche attraverso esercizi che si avvalgono di cartine mute. Queste non servono tanto a verificare la conoscenza di mere nozioni relative alla denominazione di città, fiumi, catene montuose, ma a abituare gli alunni ad un ragionamento strutturale, che li porti a congetture sulle caratteristiche ambientali delle diverse zone, in funzione delle caratteristiche orografiche ed idrografiche, dell’altitudine e della latitudine, della maggiore o minore vicinanza di mari od oceani,  così via. Tali congetture possono anche condurre alla fondazione di città immaginarie, partendo, p. es., dalla domanda: quale sarebbe la posizione ottimale per un porto?

Similmente, conoscere la storia significa saper cogliere la struttura che connette i diversi fattori che, interagendo, ne determinano i grandi eventi e processi. Conoscere la Rivoluzione Francese significa, in tale ottica, soprattutto analizzare quali forze, bisogni, istanze erano in gioco, e come hanno interagito.

Fisica e chimica non debbono, poi, essere insegnate nella semplice forma di studio mnemonico di formule. Si deve mirare alla comprensione strutturale di una formula, per cui se un fenomeno è in funzione dei fattori x/y, l’alunno deve comprendere che ciò significa che la sua intensità è direttamente proporzionale ad x ed inversamente proporzionale ad y.

Ciò che conta, quindi, è la comprensione di strutture, che allena la mente cercarne sempre di nuove nei nuovi ambiti proposti. Tale comprensione, poi, rappresenta la forma più economica e potente di esercizio dell’intelligenza, per cui l’istanza di Bruner può essere considerata una delle possibili varianti del principio che nella scuola si deve soprattutto apprendere ad apprendere.

Massimo Dei Cas
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