ELEMENTI DI DOCIMOLOGIA

1. Il controllo scolastico ha i seguenti scopi:

1.1. verificare se e in che misura sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati;

2.2.  verificare la funzionalità dell’interazione didattica.

2. Esso consta di tre fasi:

2.1. la scelta dell’oggetto;

2.2. la misurazione;

2.3. la valutazione.

A. L’OGGETTO DELLA MISURAZIONE

L’oggetto della misurazione e della valutazione deve essere controllabile in termini precisi, cioè esprimibile in indicatori comportamentali.

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B. LA MISURAZIONE

2.1.            Il processo di misurazione consta di tre momenti:

2.2.1. la stimolazione;

2.2.2. la registrazione;

2.2.3. la lettura.

2.2.1.La stimolazione, per garantire l’oggettività, deve essere:

2.1.1.1.                     rappresentativa dell’oggetto da misurare, in relazione ai

          contenuti insegnati ed agli obiettivi;

2.1.1.2.                     identica per tutti i soggetti;

2.1.1.3.                     priva di ambiguità ed appigli per la risposta;

2.1.1.4.                     somministrata in condizioni ambientali adeguate.

2.1.2.     La registrazione deve essere affidata a strumenti che ne conservino inalterato l’esito (non

quindi alla memoria).

2.1.3.     La lettura deve essere effettuata dal docente o dal computer conformemente ai criteri di assegnazione del punteggio predeterminati.

2.2. La misurazione può essere considerata da due punti di vista:

·        la validità (validity), ossia l’identità o connessione fra ciò che si misura e l’oggetto della valutazione;

·        l’attendibilità, o fedeltà, o precisione (reliability), ossia la precisione con cui essa ci informa sullo stato del soggetto in relazione all’oggetto della valutazione; gli esiti di una misurazione precisa debbono essere assai simili a breve distanza di tempo.

La mancanza di precisione di una misurazione può essere imputabile:

·        allo strumento utilizzato;

·        al soggetto che misura;

·        al soggetto le cui prestazioni vengono misurate.

Lo strumento utilizzato deve fornire una stimolazione rappresentativa dell’oggetto misurato, in termini di contenuti insegnati e di capacità cognitive sollecitate; in altri termini, esso deve riguardare una parte significativa del programma svolto ed essere costruito in modo tale da evidenziare le capacità cognitive che si vogliono sondare. La stimolazione deve poi essere identica per tutti i soggetti, priva di appigli per la risposta e di elementi di ambiguità.

Il soggetto che misura deve interferire il meno possibile nella prestazione degli alunni; egli deve, in particolare, evitare di condizionarli con comunicazioni verbali e non verbali che esulino dallo specifico delle richieste della prova. Egli deve inoltre somministrare le prove con costanza temporale e leggerne oggettivamente i risultati. Le prove orali dovrebbero prevedere forme di registrazione o verbalizzazione, poiché affidarsi alla sola memoria può condurre a distorsioni di cui non si è consapevoli (effetto alone o effetto di totalizzazione dell’impressione parziale particolarmente significativa).

Il soggetto le cui prestazioni vengono misurate può fornire prestazioni incostanti a causa di condizioni psico-fisiche contingenti, ma anche a causa di una accentuata discontinuità nell’impegno.

La mancanza di validità della misurazione del profitto può essere dovuta alla genericità degli obiettivi di apprendimento, quando questi non vengono performatizzati, cioè trascritti in indicatori comportamentali misurabili.

Il massimo di oggettività nella misurazione viene garantito dalle prove oggettive di profitto, o test di profitto (in inglese achievement tests). Essi possono essere costituiti da affermazioni di cui si deve indicare la verità o falsità, da quesiti con risposta a scelta multipla, da corrispondenze fra elementi diversi o da integrazioni di frasi con elementi mancanti (con o senza alternative date, ma sempre chiuse, cioè con un’unica possibilità di scelta corretta).  Nell’attribuzione dei punteggi bisogna tener conto del fattore casualità, per cui le scelte errate debbono essere penalizzate, sottraendo un punto; alle risposte corrette, invece, vanno assegnati un punto nel caso di scelta fra vero e falso ed un numero di punti equivalente alle possibilità di scelta, meno una, negli altri casi (se, per esempio, un quesito con risposta a scelta multipla prevede una scelta fra quattro risposte, l’opzione corretta otterrà tre punti, quella errata determinerà la sottrazione di un punto; qualora un alunno scelga a caso, per il calcolo delle probabilità selezionerà la risposta corretta una volta su quattro, e con tale criterio di attribuzione dei punteggi otterrà 3 – 1 – 1 – 1 punti, cioè 0 punti).

Garantiscono un’elevata oggettività anche le prove non strutturate, costituite da quesiti a risposta breve o da saggi brevi, purché il docente predetermini l’attribuzione del punteggio elaborando una risposta standard, sezionandone gli elementi e segmentando in rapporto ad essi il punteggio da attribuire alle risposte degli alunni. Un lavoro analogo conferisce maggiore rigore anche alla misurazione delle prove orali.

Nella costruzione delle prove oggettive il docente deve confrontarsi con colleghi della medesima materia, sia in rapporto alla significatività dei quesiti che in rapporto all’inequivocabilità delle risposte corrette e di quelle errate. Dopo la somministrazione di tali prove e la misurazione dei risultati egli deve analizzare la difficoltà e la selettività dei singoli item, per trarre elementi preziosi per la costruzione di prove future. Si conviene di solito di considerare difficile un quesito quando ha ottenuto dallo 0% al 25% di risposte esatte, medio difficile quanto ha ottenuto dal 26% al 50 % di risposte esatte, medio-facile quando ha ottenuto dal 51 al 75 % di risposte esatte, facile quando ha ottenuto dal 76% al 100% di risposte esatte. La selettività dei quesiti va da un massimo di selettività positiva, quando i migliori nella prova complessiva (tutti coloro che si collocano nella metà superiore della graduatoria) hanno risposto correttamente ad essi, mentre i peggiori (tutti coloro che si collocano nella metà inferiore) hanno risposto erroneamente, ad un massimo di selettività negativa, quando accade esattamente il contrario, passando per una situazione intermedia di selettività nulla. Appare chiaro che un quesito è tanto più valido quando più è positivamente selettivo, mentre vanno scartati, per il futuro, i quesiti negativamente selettivi.

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C. LA VALUTAZIONE

La valutazione è l’atto conclusivo del controllo scolastico, e consiste nell’attribuzione di un voto ad una prova, basato sulla rilevazione dei punteggi delle singole prove. Esistono tre tipi di valutazione.

  2.3.1. Un primo tipo tiene conto di standard prefissati, a prescindere dal rendimento medio della      classe. Esso parte dalla configurazione di un modello di prova ideale, cui è attribuito un punteggio massimo in una scala che può essere diversa (spesso, per comodità, è in centesimi); da tale punteggio massimo si detrae poi un certo numero di punti, proporzionalmente agli errori commessi. Il punteggio finale viene trasposto nella scala in decimi.

  2.3.2. Un secondo tipo tiene conto del rendimento medio della classe, applicando la formula seguente:                                           

                                                                                                 VOTO - VOTO MEDIO     

VOTO = VOTO MEDIO PREDETERMINATO + _________________________________

                                                                                                                  SIGMA  

Il voto medio predeterminato rappresenta una valutazione presuntiva del profitto di una classe standard (potrebbe essere 7). Il punteggio è quello della prova del singolo alunno, mentre il punteggio medio si calcola sulle prove dell’intera classe. Il sigma, infine, rappresenta statisticamente la deviazione standard, calcolata sottraendo ad ogni punteggio la media dei punteggi, elevandoli al quadrato, sommando i risultati, dividendo poi per il numero di prove ed estraendo dall’ultimo risultato la radice quadrata.

  2.3.3. Un terzo tipo tiene conto anche di fattori relativi alla situazione del singolo soggetto, in un’ottica più globalmente educativa (progressi o regressi, impegno, interesse e partecipazione, fattori contingenti che condizionano il rendimento).

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Massimo Dei Cas
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