Il pensiero a riposo - Massimo Dei Cas

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VERITA'

La verità è l'unica figlia di padre noto, il suo tempo, e di madre ignota.

La verità è figlia del tempo in un duplice senso: trova in un orizzonte storico il suo spazio e trova nella fretta la sua mortale nemica.

La verità è figlia del tempo nel senso che con il passare degli anni ci si rende conto di quanto sia rara e forse anche preziosa.

La falsità è la negazione della verità, la mezza verità è il suo tradimento.

Quando si parla di secolarizzazione e di perdita del senso del sacro si dimentica ciò che sta alla radice della crisi delle grandi religioni, cioè la crisi della fede nella verità, cioè della fede che la verità sia destinata sempre a trionfare ed a liberare l'uomo. L'esperienza delle sempre più sofisticate tecniche di manipolazione e mistificazione rende ingenuo credere che la verità sia destinata ad una ineluttabile vittoria, così come l'esperienza di quanto sia dolorosa ed angosciante la verità, a fronte della consolazione e deresponsabilizzazione delle menzogne, ci fa dubitare del valore valore liberatorio.

Molti strumenti con i quali si vorrebbe difendere la verità la offendono molto più della menzogna.

La ragione avverte sente il gusto della verità, il cuore ne avverte il retrogusto.

Più pericolosi, per la verità, dei venditori di fumo sono i venditori di nebbia, che non si stancano di denunciare o minimizzare, fra le incerte forme della bruma, la presenza di una verità tanto monolitica quanto sfuggente. Si perdono, così, le forme più banali e nette delle responsabilità individuali.

Ci sono mille modi di mentire, uno solo di dire la verità.

L'idea stessa di una macchina della verità è veramente ridicola. Non solo perché di molte menzogne finiamo per essere assolutamente convinti, ma anche perché ci sono persone talmente imbarazzate ed insicure delle loro verità da enunciarle con lo stesso disagio di una menzogna.

L'antico dissidio fra vita e verità ha radici assai profonde: la contraddizione è alimento per la prima, veleno per la seconda.

Il termine, sempre più in voga, di "narrazione" segnala quanto la verità venga sempre più percepita come fatto letterario o retorico. Un po' come dire: tutto dipende da come la raccontiamo, o ce la raccontiamo.

L'antitesi della verità non è l'errore o il falso, ma l'appartenenza.

Una verità figlia del tempo è destinata a non sopravvivere al proprio padre.

Viviamo in un tempo nel quale la verità sta nel prezzo.

L'interesse per la verità è molto più affettato che reale. La stessa filosofia, che la dovrebbe difendere incondizionatamente, la tradisce già nel significato del suo nome, "amore per la sapienza", dato che nulla garantisce che sia sapiente o saggio affermare la verità al di sopra di tutto.

Ciò che più nuoce alle migliori idee è l'aria da primi della classe che spesso hanno coloro che le affermano.

Il linguaggio è una questione di seduzione, sedazione o sedizione, molto più che di verità.

La prima vittima della lotta per la verità è la verità stessa.

Il sentimento della verità non amplifica l'io, ma lo fa piccolo.

Ci sono menzogne con le quali ci difendiamo, menzogne con le quali offendiamo, menzogne con cui giochiamo, menzogne con le quali ci giochiamo qualcosa di importante, menzogne con le quali facciamo un sacco di altre cose. Poche attività sono variegate quanto il mentire.

La verità non ci chiede amore, passione o dedizione: solo pazienza.

La contraddizione è un problema logico, talora anche etico, quasi mai esistenziale.

Voler usare la verità è ancor peggio che volerla possedere.

Fra le molte cose a buon mercato non troviamo certo la verità.

Una mezza verità viene sempre tradità dall'altra metà.

Puoi misurare quanto venga rispettata dagli altri la tua libertà dalle informazioni e dalle conoscenza che questi vorranno offrirti.

Il cinismo intellettuale non liquida la verità, ma la contamina mescolandola a molte menzogne.

L'idea di avere un rapporto privilegiato con la verità ha un forte potere seduttivo, ed ha l'ironico effetto di allontanarci da essa.

Come dar torto a quelli che amano rimarcare la propria distanza critica da ogni testi con la pensosa sentenza: "Fino ad un certo punto"? Tutto conferma questa cautela: la vita stessa è fino ad un certo punto.

Amiamo credere che ciò in cui crediamo o ciò che crediamo vero determini il nostro essere, mentre accade perlopiù il contrario: le nostre credenze e verità sono figlie di quel che siamo.

Fortunato chi, mentendo, dice cose ottime di sé e viene creduto; ancor più fortunato chi dice cose pessime di sé dicendo il vero, e non viene creduto.

La verità non è mai stata troppo onorata nella storia, ma un tempo si sentiva il bisogno di tributarle almeno un omaggio di facciata. Oggi anche questo pudore è caduto e si preferisce mostrare un sincero disinteresse nei confronti della sincerità.

La verità, forse, è una debole fiamma che ci offre qualche indizio nella profonda ombra del caos.

Non l'atteso, ma l'inatteso ci fa toccare la realtà, che lì ci tende un agguato.

Il declino della filosofia e della scienza si misura su ciò che ad esse chiediamo: se vi fu un tempo nel quale ci aspettavamo qualcosa che fosse profondamente vero, oggi chiediamo qualcosa che funzioni, per le tribolazioni del nostro spirito e del nostro corpo.

Il primo vero incontro con la verità avverrà quando, di fronte a ciò che ci accade, saremo dolorosamente folgoratii dal pensiero "Sta davvero accadendo".

La nebbia della retorica non nasconde la verità, ma la tramuta in fantasma.

Paradosso è seguire una via e ritrovarsi là dove saremmo dovuti giungere per una via del tutto opposta.

Fra i molti modi nei quali può essere definita la condizione umana può trovar posto anche questo: l'uomo è l'unico essere, nell'orizzonte empirico, che, istante per istante, si sente alla presenza giudicante della verità.

Pensiamo che la realtà sia un punto di partenza, il punto di appoggio archimedeo per sollevare in alto le nostre conoscenza. Essa è, invece, un punto di arrivo, forse indefinitamente lontano, sul cammino stesso della conoscenza.

Si perde la verginità quando si comprende che nella vita la verità non è regola, ma eccezione, dono, caso, privilegio.

Viviamo la verità come anziana signora davanti a cui esprimiamo l'omaggio di un deferente rispetto, ma che non prendiamo veramente sul serio.

Esistono verità e spirito di verità: della prima si sentono depositari coloro che mancano interamente del secondo.

Uno dei misteri della condizione umana è l'irriducibile interesse per la verità, nonostante questa si riveli, più e più volte, né utile né consolante.

Vi fu un tempo nel quale i nemici della verità pensarono di doverla combattere; poi ci si accorse che era più efficace ignorarla. Oggi, più perfidamente, basta annegarla nel mare magnum dell'inessenziale.

Fingiamo la massima deferenza per la verità, che rappresentiamo come figlia dell'essere, della divinità o dei tempi; in realtà la consideriamo, ben più miseramente, come figlia delle nostre emozioni, devozioni ed isiosincrasie.

Si dice che le menzogne costruiscano un castello; in verità costruiscono un reticolato che ci imprigiona dentro spazi sempre più angusti.

Anche le idee, come gli individui, hanno il loro sviluppo. Da bambine, se non muoiono prematuramente, godono della benevolenza suscitata dalla loro spontaneltà e candore. Divenute adolescenti, si rivestono dell'asprezza propria di chi sfida il corso del mondo. Da adulte acquisiscono ragiovevolezza e, riconciliate con il mondo, si dispongono ad appartenere alla repubblica delle idee, dove ciascuna ha diritto di cittadinanza e di leale competizione. Divente anziane, finiscono nel museo delle cose che conserviamo per amore del passato, pensando però che ormai non appartengono più al nostro presente.

Etichettiamo come banali le verità più semplici che, in genere, sono anche le più scomode.

Implacabile nemico della verità è il tempo, quel tempo che pensiamo di non avere, quel tempo che pensiamo di non poter aspettare prima di sapere quale sia, appunto, la verità.

Colpo mortale per lo spirito di verità è la domanda: perché darsi tanta pena di confutare un'idea, quando è assai più facile confutare una persona?

Quando le cose ovvie suonano profonde c'è qualcosa di profondamente alterato nel nostro modo di percepire la verità.

La verità pone fra sé e la menzogna un netta demarcazione, la menzogna pone fra sé e la verità una nebbia indistinta.

La verità non è di nessuno, il desiderio di far propria la verità è di tutti.

Chi davvero vuole difendere la verità dall'errore ha cura di rivestire l'errore della miglior veste possibile.

L'unicità del termine "dubbio" nasconde che esistono almeno due forme antitetiche del dubitare, quella che è attratta dal pensiero del dubbio e quella che ne è terrorizzata.

La consolante convizione che la verità, alla fine, trionfa sempre non è vera.

Nella ricerca della verità l'impressione della profondità e quella della confusione rivestono spesso un'inquietante somiglianza.

Il paradosso è il sovvertimento dell'ordine delle aspettative, per le medesime ragioni sulle quali era fondato.

Una verità è tanto più profonda quanto più è profondamente adulterabile. Questa è la conseguenza del drammatico connubio fra verità ed umanità.

Si dice che la verità sia la prima vittima della guerra, ma questo accade anche in tempo di pace. Nonostante riceva universali tributi, quando entra in conflitto con altre istanze la verità quasi sempre soccombe e viene sacrificata non solo per cattive cause, ma anche sull'altare di nobili motivi, come opportunità e perfino amore. Questo sacrificio però quasi mai porta i frutti attesi.

Chi cerca la verità ad ogni costo risulta in genere insopportabile guastafste, perché letteralmente non sa stare alle regole del gioco.

Chi afferma "Non so cosa dire" sa benissimo cosa dire, ma se ne guarda bene.

Profonda esperienza di verità e realtà sono imbarazzo e pudore che seguono ogni momento di scatenamento delle emozioni. Per questo è stata oggi dichiarata una guerra aperta ad imbarazzo e pudore.

Non la menzogna, ma l'opportunità è la principale nemica della verità.

Prendere le distanze non è cosa particolarmente complicata; misurarle è altra cosa.

Le idee, quando sono tali, hanno una natura diafana, cristallina, e gli uomini, preferendo le cose colorate, faticano a vederle. Per questo percepiscono le idee colorandole del colore di chi le afferma. Ma in questa veste le idee assumono una realtà profondamente diversa.

L'inarrestabile diffusione del concetto di "narrazione" ricolloca la verità dentro l'universo della letteratura, facendola dipendere da come uno te la racconta o se la racconta. Triste esito di una luminosa parabola, quello della verità.

I profeti della secolarizzazione e della crisi del sacro trovano sempre maggiori smentite in un mondo nel quale fedi antiche e nuove, lungi dal ricevere colpi mortali dalla scienza, rivaleggiano con giovanile balzanza. L'unica fede che sembra aver ricevuto un colpo mortale è quella nella verità (nel potere liberante della verità).

Una mezza verità è una menzogna quasi intera.

Un tempo si credeva alla verità provata, cioè attestata da prove certe; oggi la verità è provata nel senso che è messa a dura prova la sua stessa esistenza.

Siamo orfani della verità senza aggettivi.

Da sempre gli uomini hanno strettamente legato la verità alla fede, non nel senso che tutti abbiamo considerato la fede vera, ma nel senso che in tutti c'è il fortissimo nisogno di avere fede nella verità, cioè di coltivare la credenza consolatoria che la verità alla fine sia destinata a trionfare. Ma i trionfi della verità sono molto più celebrati che accaduti.

Si aveva ancora un certo riguardo per la verità quando la si considerava porta di accesso alla trascendenza o all'assoluto; oggi che appare solo una mossa, fra le altre, nel gioco da tavolo delle relazioni, non le si dà se non un modesto valore.

È più difficile simulare un dolore ad un piede che un sentimento.

Voler ancorare la verità ai fatti non è così semplice, perché un fatto ha natura eminentemente sociale, quindi non razionale.

Le ragioni della verità e quelle dell'opportunità sono quasi sempre in conflitto, e quasi sempre le prime soccombono. In questo si riassume la miseria della condizione umana.

E' ben lontano dal vero che esistano verità solo al di sopra o al di sotto di una certa soglia di complessità.

Si fa presto a dire "non generalizzare". Sicuramente questo è un imperativo, ma per essere alla sua altezza dobbiamo forzare la nostra natura.

Verum ipsum factum, affermò Giovanbattista Vico, cioè la verità cui possiamo avere accesso è quella sul mondo che noi stessi edifichiamo. Oggi pare vero piuttosto il contrario: abbiamo fondate speranze di scoprire i più nascosti recessi dell’energia e del tempo, e siamo sempre più enigma a noi stessi.

Il concetto di evidenza non è affatto evidente.

La verità è ciò che resta quando si spengono le luci del palcoscenico.

Non è facile distinguere fra idee buone o cattive, vere o false; più facile e forse anche istruttivo è distinguere fra idee che incidono o non incidono sul comportamento degli uomini (senza apparente correlazione con la loro asserita verità).

Verità ed amore vivono di una profonda solidarietà: l'amore ama nella verità la luce che illumina il suo cammino e la verità comprende nell'amore il senso profondo del conoscere.

Le nostre convinzioni cercano conferme e cercandole facilmente le trovano; le conferme rendono più salde le nostre convinzioni. Questo circolo caratterizza la natura umana. Resta da stabilire se sa un circolo virtuoso o vizioso.

Ciò che alla verità capita sempre più spesso è di passare inosservata.

La verità spacca in due gli uomini: c’è chi la prende terribilmente sul serio e chi la considera un’infantile ossessione.

L'unità è il più antico degli abbagli: ci inganna la lontananza delle cose che, viste da vicino, si mostrano scisse, ferite.

Si può dubitare della possibilità dell'uomo di raggiungere la verità, ma non lo spirito di verità.

Il vero complesso di Edipo non è quello teorizzato da Freud, ma il riflesso condizionato per cui nella cultura contemporanea ad ogni domanda sulla costituzione del senso o della verità si risponde, come Edipo di fronte alla Sfinge, che la soluzione del’enigma è l’uomo.

L’insopportabile guastafeste per eccellenza è chi non sa stare al gioco; per questo le persone più moleste sono quelle ossessionate dalla verità.

Il modo più efficace per ridurre la verità a silenzio è sommergerla nell'assordante clamore del plauso.

L’evangelico peccato contro lo spirito, che non sarà mai perdonato, è il peccato contro la verità, tradita in quattro modi: con la pigrizia mentale e la vigliaccheria di chi ignora perché non vuol vedere; con la presunzione di chi vuole a tutti i costi affermare la propria come la verità; con l’arroganza di chi ritiene che la verità renda uomini di rango superiore; con l’indegnità di chi ritiene che alla verità pochi debbano avere accesso, perché la verità per tutti sarebbe un pericolo.

Le persone di potere dicono tutto ed il contrario di tutto, ma mai la verità o quella che credono essere tale (perché ne hanno perso il sentore).

La verità vi farà liberi, innanzitutto da spirito di faziosità e partigianeria, da astio e livore.

Nella solitudine la verità può far sentire la sua flebile voce, nel gruppo la verità è il gruppo stesso.

Se nei libri di storia vi fosse anche solo un vago sentore dell’osceno lezzo di un campo dopo la battaglia vi sarebbe qualcosa come la verità storica.

L'intercalare "a dire il vero" denuncia, inconsapevolmente, che il più delle volte non diciamo il vero.

Ciascuno preferirebbe sentirsi dire "sei bello" piuttosto che "mi piaci": di queste mogne non siamo mai sazi.

Il vantaggio di mentire a noi stessi è che non dobbiamo prestare attenzione alla coerenza.

Nel "si, ma..." il "ma" cancella ogni valore effettivo del "sì", senza assumersene la responsabilità.

Il servizio alla verità è l'unico che raramente viene retribuito.

La ricerca della verità, secondo il principio della micrologia, vuole scorgere nel frammento il riverbero del tutto. Oggi è piuttosto il frammentario a riverberarsi nel tutto.

Ogni eccezione ha la sua regola.

Si è nella verità, piuttosto che possederla.

Essendo l'uomo animale complice, che ha terrore della solitudine, è per natura alieno dalla verità.

Quando l'ovvio deve essere soccorso con una patetica difesa si prova l'esperienza della più profonda solitudine.

La dimensione pubblica è quella della dissimulazione: ne è prova il fatto che ben di rado i discorsi pubblici coincidono con quelli privati.

 

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