Questo è l’aspetto più criticato delle ricerche cognitivistiche. Si è, infatti, accusato il Cognitivismo, che accusa di il Comportamentismo di proporre una visione riduttiva del comportamento umano, di peccare dello stesso limite, prescindendo dagli aspetti storici, culturali e psico-dinamici che intervengono nella formazione della personalità e nella strutturazione della psiche. L’uomo è visto dai comportamentismi, si è detto, solo come soggetto conoscente, mentre la conoscenza è solo uno dei molteplici aspetti nei quali si gioca la quotidiana interazione fra l’uomo stesso e l’ambiente naturale e culturale che lo ospita e lo costituisce. Altri aspetti, quelli emotivi, relazionali, culturali, non sono meno importanti, ed intervengono in misura decisiva a strutturare la conoscenza stessa.
La posizione dei Cognitivisti è, per la verità, diversa da quella riduttivistica secondo la quale l’uomo è innanzitutto e fondamentalmente conoscenza. O meglio: il loro riduzionismo è metodologico, non ontologico. Essi sono, in altri termini, convinti che le dinamiche cognitive spieghino aspetti essenziali del comportamento umano, ma non tutto il comportamento umano. Far intervenire troppi fattori contemporaneamente significherebbe passare da una scena teorica complessa ad una scena teorica eccessivamente complicata, e quindi incapace di raggiungere qualsivoglia spiegazione plausibile del comportamento umano.
In sintesi: le
dinamiche comportamentistiche
spiegano abbastanza esaustivamente come gli uomini
si comportano in molteplici situazioni della quotidianità, come risolvono
problemi che si presentano loro, a livello motorio, pratico, teorico. Non
spiegano però tutto: non spiegano, per esempio, perché gli uomini scelgano
di risolvere certi problemi piuttosto che altri, o anche avvertano in un certo
contesto storico-culturale
certe situazioni come problematiche, in un altro come assolutamente non problematiche.
Per chiamare in gioco l’ambito scolastico: il Cognitivismo spiega perché uno studente metta in atto una
certa strategia di problem-solving piuttosto che
un’altra, non perché sia motivato o non motivato a risolvere problemi cognitivi
a scuola (o meglio, il Cognitivismo ha qualcosa
da dire anche in rapporto alle dinamiche motivazionali,
ma ammette che il suo apporto esplicativo non è affatto esaustivo).
Massimo
Dei Cas
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