LA CRITICA DELLA RAGION PURA
1. PREFAZIONE
ALLA I EDIZIONE (1781).
La
ragione umana è posta di fronte a problemi che non può evitare ma neppure
risolvere, perché superano o suoi poteri. Questi problemi hanno ricevuto una
illusoria soluzione nella metafisica dogmatica, che ha preteso di conoscere
l’incondizionato, ma che oggi è caduta in un totale discredito. È oggi
necessario procedere ad una critica della ragion pura: la ragione deve istituire
un tribunale il quale la garantisca nelle sue pretese legittime, ma condanni
quelle infondate.
2.
PREFAZIONE
ALLA II EDIZIONE (1788).
La
logica ha seguito fin dai tempi più antichi il sicuro cammino della scienza.
Anche matematica e fisica si sono costituite in scienze, mentre ciò non è
accaduto per la metafisica, campo di contese senza esito. Seguendo l’esempio
della metodologia di matematica e fisica, dobbiamo operare in filosofia una
rivoluzione copernicana, assumendo che non la conoscenza deve regolarsi sugli
oggetti (il che impedirebbe le conoscenze a priori costitutive delle scienze),
ma gli oggetti devono regolarsi sulla conoscenza, cioè sulle forme del soggetto
trascendentale. Ciò implica che l’oggetto, in quanto conosciuto, è sempre
condizionato, cioè non è l’incondizionato, la realtà in sé (realtà
noumenica), ma la realtà quale ci appare (realtà fenomenica). Ogni aspetto
formale dell’esperienza deriva dunque dalle forme del soggetto trascendentale.
La conoscenza è dunque circoscritta all’ambito fenomenico: la dimensione
noumenica deve essere pensata come fondamento della datità dell’esperienza,
ma non può essere conosciuta. La soppressione del sapere metafisico lascia
campo libero alla fede morale, e solo la critica taglia alla radice il
materialismo, il fatalismo e l’ateismo.
3.
INTRODUZIONE.
Ogni conoscenza comincia con l’esperienza, ma non tutte le conoscenze derivano dall’esperienza. La cono-scenza si esprime nei giudizi, e questi possono essere analitici (il predicato è implicito nel soggetto) o sintetici (ampliano la conoscenza in quanto il predicato non è implicito nel soggetto), a priori (cioè universali e necessari, in quanto prescindono dall’e-sperienza) o a posteriori (derivano dall’esperienza). Il fondamento dei giudizi sintetici a priori è il principio di identità e non contraddizione, mentre quello dei giudizi sintetici a posteriori è l’esperienza. Il problema della critica è di individuare il fondamento dei giudizi sintetici a priori, che costituiscono la struttura di ogni scienza. La critica deve quindi rispondere alla domanda fondamentale: come sono possibili giudizi sintetici a priori?, domanda che, siccome tali giudizi costituiscono la struttura delle scienze, si articola nelle domande: com’è possibile una matematica pura? Com’è possibile una fisica pura? Com’è possibile la metafisica come scienza?
Massimo Dei Cas
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